mercoledì 5 agosto 2020

MARIO GORI



Mario Gori, nato Mario Di Pasquale, figlio di Salvatore e Maria Arca, prese come pseudonimo il cognome "Gori" in onore dell'anarchico toscano Pietro Gori che era nato, a causa del lavoro del padre, a Messina.

Dopo la maturità Gori comincia ad imporsi all'attenzione degli intellettuali come poeta, conferenziere e organizzatore di recital.

Nel 1944 pubblica a Caltagirone il volume Germogli, una raccolta di 39 poesie apprezzata da amici e professori che racchiude il meglio dei primi tentativi lirici del giovane studente.

A Catania nel 1946 è promotore, insieme ad altri scrittori e intellettuali, del movimento letterario siciliano denominato Trinacrismo, che si poneva l'obiettivo di rinnovare la poesia dialettale.

Nel 1954 si trasferisce in Toscana dove conosce Pier Maria Rosso di San Secondo con il quale intrattiene un rapporto di cordiale amicizia e di stima reciproca. A Pisa fonda il centro di arte e cultura La Soffitta.

Nel 1955 rientra a Niscemi a seguito delle pressioni da parte della madre, sia a causa del forte richiamo che su di lui esercita il paese natio. Nello stesso anno pubblica a Catania un volume di poesia in lingua siciliana intitolato Ogni jornu ca passa.

Nel 1957 pubblica un volume di poesie in lingua italiana intitolato Un garofano rosso, che raccoglie la produzione più prestigiosa del poeta. Di quest'opera ne sono state approntate due distinte edizioni: la prima contiene 25 poesie e l'introduzione di Giuseppe Ravegnani e un'altra, edita nel 1958, arricchita di altre sette liriche. Entrambe le edizioni rappresentano il momento più elevato nella produzione poetica di Gori.

Nel 1958 pubblica I ragazzi di Butera, un saggio che affronta argomenti di natura didattica e pedagogica.

Mario Gori è stato un poeta molto apprezzato dalla critica, prova ne sono gli innumerevoli premi e riconoscimenti ricevuti. Il riconoscimento più importante arriva nel 1959, quando la Presidenza del Consiglio dei Ministri gli assegna il premio cultura per la sua attività di scrittore

Molte sue liriche sono state tradotte in cecoslovacco, greco, castigliano, tedesco, inglese, jugoslavo e spagnolo.

Muore a Catania ed è sepolto nel cimitero di Niscemi. La sua città natia ha omaggiato l'illustre concittadino dedicandogli una delle arterie principali del paese nonché la Biblioteca comunale e l'ex Plesso scolastico "Calatafimi", afferente al II Circolo Didattico,


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